Da sempre amante della buona cucina, sopratutto quella tradizionale, la mia passione arriva in età adulta. Da quando avevo 18 anni ho preferito lavori in settori a contatto con le persone. Mi è sempre piaciuto organizzare cene a casa con gli amici e cucinare per gli altri.

Se nella vita sono una persona inquadrata e precisa, attraverso la cucina riesco ad esprimere la mia parte più libera e creativa. Cucinare era come un sogno che non pensavo di riuscire a realizzare, ma come disse lo chef Marco Pierre White: “Perché senza errori non scoprirete mai la perfezione. Non importa come ci arriverete, l’importante è arrivarci. Se tutti voi avete un sogno, avete il dovere e la responsabilità con voi stessi di realizzarlo.”

Il mio approccio alla cucina è sempre stato basato su due importanti significati: mangiare sano per sentirmi bene ed esprimere la mia creatività al fine di liberare e trasmettere emozioni. Infatti, se dalla famiglia di mia mamma, ho acquisito il pensiero del buon cibo salutare, è da parte di mio papà che arriva la vena creativa ed emozionale.

Nonostante cucinare non sia stata fin da subito una scelta professionale, da sempre ha rappresentato un momento importante per provare benessere e serenità, un rifugio ideale per ritrovare me stessa. Quella che all’inizio era una forte passione, ho deciso di consolidarla con lo studio, fino a scegliere di farne, in un particolare momento della mia vita, una professione.

Oggi mi ritrovo più che mai nel detto “Scegli il lavoro che ami e non lavorerai mai, neanche per un giorno in tutta la tua vita”.